La scorsa settimana sono rientrato da un viaggio negli Stati Uniti, durante il quale ho visitato tre stati ed ho avuto occasione di parlare con diverse persone ivi residenti.
Era qualche anno che non mettevo piede negli USA e mi aspettavo una nazione in crisi come non l'avevo mai vista prima.
Sbagliavo su tutta la linea. Ecco un breve riassunto delle mie impressioni.
1) Recessione: se c'è, non si vede proprio. I locali, i negozi e le strade sono piene di gente con le borse dello shopping rigonfie; la gente insomma continua a consumare a livelli elevati. Qualche conoscente di media qualifica che ha voluto cambiare lavoro ne ha trovato un altro in un batter di ciglio.
2) Crisi immobiliare: i prezzi sono scesi rapidamente per esaurire lo stock di invenduto, come da consuetudine americana (sbatti tutte le perdite nel primo quarter disponibile e riparti in fretta). Ma in compenso i cantieri lavorano a pieno regime; in qualche opera pubblica si lavora anche di notte e nel fine settimana.
3) Inflazione: morde eccome, specialmente sui trasporti (aerei, treni, bus, metropolitana), cari come non mai.
4) Demografia: giovani ovunque, in maggioranza latinos immigrati, ma comunque giovani con una vita produttiva davanti.
5) Costi-Prezzi: Sarà anche un effetto del super-euro, ma:
· un appartamento di fronte al Central Park costa intorno ai 7500 euro al metro quadro, quanto un appartamento neanche troppo di pregio in molte nostre città.
· Un bene universale, come la maglietta Lacoste, comprata nella quinta strada di New York costa quasi la metà che in via Farini a Bologna.
· Magliette e pantaloncini Nike si comprano, in un superstore di provincia, a 9-15 dollari mentre nel nostrano Decathlon gli stessi articoli non scendono sotto i 30-35 euro.
Le differenze con la nostra situazione saltano agli occhi in modo evidente.
Da noi il consumo interno è schiacciato al suolo, i prezzi immobiliari scendicchiano, ma l'attività edilizia è ferma o procede a rilento.
Demografia: atterri all'aeroporto e nel tragitto aeroporto-casa vedi solo anziani per la strada. Quando si è qui non ci si fa caso, c'è bisogno di uno ?stacco? di almeno una decina di giorni per notarlo, ma quando si torna da un viaggio salta proprio agli occhi. Ma come lo manteniamo questo esercito di anziani ? Mandando in pensione gli attuali cinquantanovenni? E che sviluppo economico vogliamo fare senza giovani disposti a rischiare ed intraprendere?
I prezzi: l'ultima volta che ho visto i prezzi medi di un paese bananero superiori a quelli di New York era il 2000. Si trattava dell'Argentina e poi sappiamo quello che è successo.
L'Italia è un paese un po' meno bananero dell'Argentina, ma il problema è analogo: con la produttività che ci ritroviamo non possiamo permetterci di essere più cari di New York.
E neppure della Germania dove da diversi anni la vita costa meno che da noi ; perché alla lunga il costo della vita si rifletterà sul costo dei fattori di produzione e metterà le nostre merci fuori mercato.
Se non fossimo nell'euro e nella comunità europea mi aspetterei uno shock macro-economico del tipo svalutazione, default del debito o tutti e due.
Stando così le cose non so veramente cosa aspettarmi.
Decenni di deflazione alla giapponese? O forse il miracolo di San Gennaro che ogni tanto questo paese, quando è veramente in difficoltà, riesce a realizzare?