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IL FUTURO DEL TOL ITALIANO PASSA DA LONDRA ?


Ho partecipato venerdì e sabato scorsi al World Money Show a Londra e vale la pena fare alcune considerazioni relativamente al mercato inglese, considerazioni tanto piu' attuali quanto ormai sia giunta a conclusione la fusione tra il London Stock Exchange e la Borsa di Milano. La domanda è molto semplice: diventeremo noi inglesi oppure gli inglesi diventeranno italiani ? Il dilemma non è di poco conto: nel Regno Unito un Mariani, uno Spinelli, un Borsi non potrebbero esistere perché la ?stamp duty? ovvero la commissione percentuale fissa sulla transazione renderebbe vano ogni scalping o trading intraday sostenuto. Si aggiunga che inoltre i profitti in Francia e Germania finiscono direttamente nella dichiarazione delle tasse. Altro che 12.5% o 20%. Siccome le condizioni commissionali e di mercato italiane sono uniche nei paesi europei (in Francia, Germania, Svizzera e Regno Unito gli scalper o trader intraday con decine di eseguiti al giorno non esistono) vale la pena di chiedersi fino a quando e se i nostri scalper nostrani potranno continuare ad operare ceteribus paribus.

 

Il mercato inglese del trading on line ormai è in mano definitivamente allo spread betting ed ai CFD, ovvero a dei derivati sugli stessi prodotti quotati che permette di non essere tassati, una leva mostruosa ma soprattutto di essere accessibile al pubblico retail in termini di marginazione. Si può operare con un conto da 100 euro e fare ?scommesse? per soli 10 euro. Insomma, della serie ?tutti possono perdere soldi in borsa? anche se ovviamente ve lo venderanno ?tutti possono guadagnare in borsa?. Ecco perché si chiama betting e non trading. Poi per le differenze su CFD (esiste una bella dispensa di IG Markets sotto Biblioteca del nostro sito) o spread betting http://www.financial-spread-betting.com/ non andiamo nel dettaglio e rimandiamo a delle referenze esterne. Certo che la presenza di bets su ogni strumento quotato, su fatti politici o economici, sullo sport fa dello spread betting il candidato numero uno per il largo pubblico. Ed i dati lo dimostrano. Nel Regno Unito ci sono 700.000 conti di spread betting contro 100.000 conti di CFD e molti meno di trader seri on line su azioni e futures. Ma la cosa impressionante è che i conti dello spread betting crescono del 10% all'anno.

 

E se uno casomai avesse voluto una prova concreta di questo bastava guardare gli stand della fiera: spread betting companies, broker sul forex, CFD, e addirittura un pacco di aziende che offrivano prodotti e servizi su energia e miniere d'oro. I classici broker su stock e futures ? C'era solo Interactive Broker e nient'altro, vuoto assoluto.

 

Un'altra cosa importante: la regolamentazione della FSA sui consulenti e sulle newsletter fa sì che sicuramente la qualità sia sempre da dubitare (siamo o non siamo un settore di ciarlatani ?) ma scompaiono i fenomeni da baraccone che ci sono in Italia, i vari guru in canotta e fiasco di vino affianco, che dopo il seminario portano i discenti in un lupanare, e cose del genere. Ictu oculi sembra una industria seria, molto composta, niente leoni che ruggiscono, russe scosciate o cose del genere. Poi la qualità … beh quella la FSA non la può garantire.

 

Infine un tocco curioso: praticamente il 50% dei visitatori sono donna, a differenza del nostro settore dove le donne di solito sono mogli annoiate che accompagnano i mariti. E sotto questo profilo dagli inglesi abbiamo solo da imparare.

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