Il Drago all'attacco


La Cina fresca seconda economia mondiale in termini assoluti di PIL procede a passi di carica insidiando, tramite Xinmao, la società olandese Draka, attiva nelle fibre ottiche e attualmente nell'obiettivo della nostra Prysmian (l'ex Pirelli cavi), e attaccando con l'agenzia di rating Dagong (a cui la Sec ha appena rifiutato l'autorizzazione ad operare negli USA) nientemeno che la prima potenza mondiale. Dagong infatti ha redatto un report molto pesante sulla situazione economica e  segnatamente sul debito pubblico degli States decidendo di abbassare il rating del paese da AA a A+ con giudizio negativo sul futuro delineando una recessione a lungo termine che pervaderà l'America per i prossimi anni che dovrà affrontare anche il rischio d'insolvenza. I cinesi ci sono andati giù pesante e senza alcuna remora tacciando l'America di avere un modello economico sbagliato più funzionale ad ?una strategia egemonica globale? che alle leggi di mercato e di distorcere il mercato del credito. L'accusa principale è quella di far svalutare il dollaro pregiudicando così i creditori e gli investitori dell'area dollaro, tuttavia la gigantesca operazione di creazione di nuova moneta di cui si è resa interprete la Bank of Federal Reserve comprando i treasury bonds (il c.d. quantitative easing) non servirà neppure per risolvere i problemi di finanza pubblica e di stimolo dell'economia ma anzi tali nuove risorse verranno impiegate dagli istituti finanziari in speculazioni piuttosto che in un incremento degli impieghi. Il modello americano è troppo incentrato sull'eccessivo stimolo dei consumi, a causa del credito al consumo, del dilatarsi del deficit pubblico e dei ai mutui a basso costo, e poco ormai sull'economia reale, secondo Dagong si tratterebbe di un ?sistema di saccheggio? che scambia merci con  moneta svalutata. L'indebitamento totale: statale, di aziende e privati è giunto al 365% del PIL prodotto nel paese, una percentuale che è il doppio di quella italiana da cui non vi sarebbe più altra possibilità di uscita se non con un taglio delle spese che significherebbe un collo tale dei consumi da essere improponibile. Gli USA sono ormai completamente avvinghiati nella finanziarizzazione dell'economia nazionale, l'economia reale conta per il 65% sul PIL americano ed il 21,4% deriva dai servizi finanziari. Il sistema finanziario è ancora pesantemente afflitto dalle ?attività tossiche?, il numero di banche  a rischio default è pari a 500, il tasso d'inadempimento dei mutui bancari è stato pari  al 7,32% in aumento da 17 trimestri consecutivi. Secondo l'agenzia cinese il PIL statunitense, depurato dall'?economia virtuale?, si ridurrebbe a 1/3. Il deficit commerciale è diventato strutturale  anche per le limitazioni poste alle esportazioni di prodotti tecnologici verso certi paesi, quanto al deficit di bilancio si manterrà al 4% del PIL nei prossimi 3-5 anni, ma nel 2010 e 2011 sarà rispettivamente del 10,8 e dell'8% e già quest'anno il rapporto debito pubblico PIL si attesterà al 100%. Ciò comporterebbe anche la sfiducia montante nei confronti del dollaro che porterebbe sì a una perdita da parte dei creditori (Cina il primo debitore degli USA in quanto detentore di 1/3 del debito pubblico degli States) e ad una sostituzione parziale delle riserve espresse in questa divisa con evidenti danni, anche sotto forma di interessi in aumento per attirare i capitali, distratti sempre più da oro, yen, ecc.. Le fluttuazioni su tutte le valute estere causate dalle svalutazioni del dollaro porterà ? secondo Dagong – a perdite reali per i creditori (perciò i cinesi rispondono stanno diversificando sempre più tra le valute le loro riserve) degli USA, alla distruzione del sistema internazionale del credito ed alla crisi economica globale.

 

(articolo di Sandro Mancini)

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