UNIVERSITA': GLI STUDENTI,PIU' CHE LAUREA SERVE 'SPINTA'
Altro che meritocrazia, tra gli universitari italiani continua a imperare la cultura della spintarella. Per fare strada, in media sette matricole su dieci pensano che la raccomandazione e le conoscenze giuste valgano molto di piu' di una laurea da 110 e lode. Soprattutto al sud, dove per la scalata al successo si confida sempre e solo in un "aiutino" o nel papa' professionista. La percentuale in questo caso e' di 9 studenti su 10. Insomma, non c'e' riforma che tenga: negli atenei italici il motto rimane "sempre meglio che lavorare", tanto che appena un iscritto su tre pensa di trovarsi un impiego per mantenersi gli studi. E in ogni caso, mai prima dei 30 anni. E' quanto risulta da una ricerca realizzata da Campus, il mensile degli studenti (in edicola in questi giorni), che ha intervistato oltre 1000 ragazzi e ragazze ai nastri di partenza della carriera universitaria, per indagare aspirazioni e motivazioni. Il primo dato che emerge e' proprio la scarsa considerazione rispetto all'utilita' della laurea per trovare il posto di lavoro dei sogni. Tanto che i criteri di scelta dell'universita' poco hanno a che fare con le aspettative professionali: il 27% delle matricole ha scelto il suo ateneo in relazione alla vicinanza a casa, al costo dell'iscrizione (22%) o alle pressioni dei genitori (17%). La scelta stessa della facolta' e' influenzata in almeno un caso su tre (32%) soprattutto dalla facilita', oppure dalla tradizione di famiglia (23%), o al massimo dall'originalita' del corso "trendy" e di moda (18%). In pratica, sempre meglio che lavorare. E infatti meno di uno studente su dieci (8%) pensa di rimboccarsi le maniche per mantenersi durante gli studi, mente il 64% non ne vuole proprio sapere. Per il lavoro c'e' tempo. Quando? L'eta' giusta sembra essere 30, come conferma il 39% delle matricole, o al massimo verso i 28 anni.
Da repubblica on line di oggi