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ETF: ora sono sulla bocca di tutti


Il termine ETF ha iniziato a circolare in Italia cinque anni fa. Partiti in sordina, nella totale indifferenza di banche e promotori finanziari, che li vedevano come un pericolo per i loro margini di guadagno, gli ETF stanno ora iniziando a prendere piede. Alcuni di quelli trattati sulla borsa di Milano sono sufficientemente liquidi per riuscire ad impiegarli efficacemente come strumento di diversificazione degli asset in portafoglio, la maggior parte invece ancora non lo sono e, prima di investire soldi, occorre verificare che non ci sia troppo spread tra il comportamento dell'indice sottostante e il fondo stesso.

I giornali finanziari danno sempre più spazio ai fondi passivi tanto che molte banche ed assicurazioni, soprattutto ora che siamo in chiusura d'anno, spingono sull'acceleratore arrivando a promuovere, per gli investitori più smaliziati, piani di accumulo a caricamenti zero.

Il fatto che l'ETF possa essere uno strumento flessibile di diversificazione sia per Paese che per settore (all'estero esistono anche ETF sulle materie prime, energia ecc..) lo rende uno strumento attraente e da marzo del prossimo anno un portafoglio di ETF si affiancherà quasi certamente a quelli azionari.

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