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ETF? COS'E'?????


Oggi in pausa pranzo ho accompagnato la mia gentil consorte nella filiale bancaria sotto casa per fare da supervisore al buon fine di un'operazione d'acquisto di un corporate bond. Dopo aver atteso una decina di minuti che il pacioso impiegato dalla faccia simpatica (una specie di Gianni Fantoni trapiantato in un ufficio titoli) ricevesse un feed back dalla direzione, ci siamo sentiti rispondere picche con la seguente motivazione: ?il direttore generale sta aspettando le nuove normative in termini di corporate bond. Per il momento non ne vuole più fare perché hanno dato solo problemi!?.

L'affermazione del responsabile dell'ufficio titoli, ovviamente, non mi ha colto di sorpresa ma ciononostante ho osato l'impossibile chiedendo (certo di conoscere già la risposta): ?è possibile negoziare gli ETF con la vostra banca?? e lui, con una faccia stupita, come gli avessi parlato in ostrogoto mi chiede: ?Cioè??, ed io: ?Exchange traded founds?. Nessuna risposta ed occhi sgranati. Rapidamente cerco di non farlo sentire troppo in imbarazzo nella certa presa di coscienza della sua ignoranza in materia finanziaria ed aggiungo: ?insomma  fondi passivi?, e lui, probabilmente senza comunque aver capito di cosa si trattasse chiudeva il veloce scambio di battute con un asciutto ?no?.

 

Questo simpatico incontro ha risvegliato in me alcune riflessioni.

 

Le banche cosiddette tradizionali appaiono sempre più inadeguate a rispondere ai bisogni dei clienti in termini competenza del personale ed offerta di prodotti.

In merito al primo punto una parte della responsabilità è delle stesse banche che (parlo per esperienza personale per dei trascorsi in banca assicurazione) privilegiano la formazione commerciale a discapito di quella tecnica. È molto più redditizio vendere tanto che spiegare bene i prodotti ai clienti, anche perché spesso, come sentii dire da un cosiddetto Financial Teacher (figura singolare su cui bisognerebbe scrivere un articolo a parte): ?Più cose spieghi ad un cliente e meno chance hai di riuscire a vendergli un prodotto?.

Il principio ?vendere? non cambia di un millimetro se parliamo di prodotti finanziari: molto meglio collocare prodotti della banca, fondi, polizze e obbligazioni strutturate (finanza innovativa la chiama qualcuno!) che azioni, bond, etf ecc… In quei prodotti qualcosa di sicuro c'è: il guadagno dell'istituto unito al probabile raggiungimento del budget assegnato alla filiale (tanto per aggiungere un aneddoto, un impiegato della stessa banca sconsigliò vivamente alla mia fidanzata le convertibili BPER, acquistate invece a 111 proponendoLe invece dei fondi obbligazionari) .

 

Come ben saprete, gli Italiani non hanno il bernoccolo della finanza e un po' per fiducia, un po' per pigrizia hanno sempre affidato le sorti del vil denaro nelle mani dell'operatore bancario di turno, o, se benestanti, in quelle del direttore o vice direttore dell'agenzia.

Il crollo della borsa nel 2000, i casi Bond argentini, Cirio, Parmalat, MyWay hanno decimato i risparmi dei meno smaliziati. A rendere drammatica la situazione hanno contribuito la mancanza di tutela da parte delle leggi e le lacune degli organi di controllo incapaci di calmierare il conflitto d'interessi delle banche e in qualche caso l'incapacità di certi (ci auguriamo) isolati operatori.

Le istituzioni hanno però preso gli inevitabili (anche se tardivi) provvedimenti. Le banche hanno cercato di dare una sferzata ed un segnale di maggior trasparenza e grazie a questo impegno è nato il progetto ?Patti Chiari?.

Con esso viene tracciata una linea di confine tra investimenti che possono essere considerati rischiosi e quelli che sono invece affidabili e sicuri.

Purtroppo dopo situazioni come quella vissuta da me stamani,  si ha la percezione che questa normativa sia uno strumento atto a realizzare un doppio tornaconto per le banche: da un lato recuperano credibilità nei confronti dei clienti, dall'altro gli istituti meno seri (non si può fare di tutte le erbe un fascio) riescono a collocare con minor difficoltà tutti i prodotti a maggior valore aggiunto per le loro tasche.

È curioso ad esempio che ai clienti di molte banche, dopo essersi visti rifilare per anni titoli spazzatura, privi di rating o in conflitto d'interessi, venga negata la possibilità di negoziare bond France Telecom o Ford (rating BBB-) quando questi titoli li ho trovati iscritti a bilancio (beni ad utilizzo durevole) in un'assicurazione italiana (e ciò lascia supporre che altri istituti, bancari ed assicurativi, investano i loro denari in titoli dal rating non propriamente impeccabili).

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