ETF&Bond: Ora ci tocca fare attenzione anche alle piattaforme del TOL


Solitamente quando devo muovere delle critiche al sistema finanziario vado a finire, inevitabilmente, per battere sui nervi scoperti del risparmio gestito e della finta consulenza; anche perché finora i casi più eclatanti di arroganti malefatte sono sempre giunti dalle cosiddette banche commerciali, cioè quelle in cui la stragrande maggioranza dei risparmiatori ha i conti correnti e il conto titoli destinato all'investimento, non al trading.

Orbene, a questa regola fa eccezione FinecoBank, che stando ad una missiva pubblicata sull'inserto Plus24 del Sole24Ore di sabato scorso, pare abbia non solo procurato un bel danno ad un trader, ma non soddisfatta non vuole nemmeno ammettere la sua responsabilità per l'accaduto.

Questi in sintesi i fatti riportati nella lettera citata: settembre 2007, il cliente FinecoBank immette un ordine di vendita per 1.700 azioni Conafi a 5,0775 valido per un mese. La settimana seguente il titolo fa registrare un massimo a 5,085 ma il cliente non ha l'eseguito…

Prima risposta di FinecoBank: non eseguito per ?motivi tecnici?, poiché il giorno precedente le azioni avevano registrato un prezzo di riferimento superiore a 5 euro, facendo così variare il tick minimo di negoziazione a 0,0050 anziché 0,0025. Fin qui nulla da dire, Borsa Italiana ha correttamente annullato l'ordine, se non che la piattaforma di FinecoBank continuava a visualizzarlo come ordine accettato dal mercato in attesa di esecuzione. Pronta e assolutamente legittima la protesta del cliente, che imputa alla banca il danno (oltre 5.000 ? alle quotazioni attuali) della mancata vendita. Dopo ?solo? 90 giorni la banca risponde al cliente che come contropartita del danno (infatti il cliente ha mantenuto la disponibilità delle azioni a disposizione di FinecoBank affinché regolarizzasse la posizione) gli verrà offerta una giornata di negoziazione a commissioni zero ?considerato il fatto che è un cliente che non ha creato nel tempo troppi problemi?…

Che faccia tosta, e che protervia!

L'intenzione del cliente di vendere le azioni ad una quotazione inferiore al prezzo massimo fatto segnare dal titolo è del tutto evidente e non lascia spazio ad artificiose argomentazioni come quella di FinecoBank che asserisce ?la banca non può essere ritenuta responsabile in alcun modo dei pretesi guadagni e delle asserite perdite derivanti dall'intenzione di svolgere una o più operazioni di negoziazione, peraltro dichiarate a posteriori?.

Come se non bastasse hanno anche la faccia tosta di asserire che ?non essendo oggettivamente quantificabile il pregiudizio economico? la loro manifestazione di buona fede consiste nell'offrire al cliente una giornata a commissioni zero…

Ma bravi, non bastavano i fondi comuni, le polizze, le obbligazioni strutturate, le gestioni in fondi, i fondi di fondi, le obbligazioni legate ai subprime, gli swap sui derivati… ora anche sul trading on line dobbiamo sperimentare la stessa prepotente attitudine del sistema bancario.

Se una piattaforma dedicata al trading (per una banca che ne fa – a questo punto in maniera del tutto inopportuna – un motivo di orgoglio commerciale) non mi visualizza in tempo zero un ordine rifiutato da Borsa Italiana è una piattaforma da buttare. Punto e basta.

Tutto il resto altro non è che un maldestro tentativo di coprire deficienze tecniche, negando oltretutto l'evidenza dei fatti.

Non esprimo altre valutazioni, direi che il fatto si commenta da sé. Unica cosa, che mi viene da domandarmi è se molti clienti di FinecoBank avranno occasione di leggere la lettera su Plus24 ed agire di conseguenza…

 

m.gotta@fastwebnet.it

(articolo di Sandro Mancini)

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