ETF&Bond: Bond bancari superstar?


I due aspetti non sono direttamente legati, ma la lettura del dato del cospicuo incremento di quote di bond bancari nei portafogli dei risparmiatori non può prescindere dalla c.d. crisi del risparmio gestito e della sua sbandierata necessità di riforma.

Riforma invocata a gran a voce dai principali attori del segmento risparmio gestito, ad iniziare dalla blaterata asimmetria fiscale che penalizzerebbe i fondi italiani rispetto a quelli esteri, e che è una bella panzanata. Per altro questa riforma, che porterà necessariamente a quello che la stampa specializzata ama definire il risiko delle Sgr, è dissimulatamente osteggiata nei fatti da piccole e medie realtà, i cui componenti dei C.d.A.  vogliono mantenere il presidio sulle poltrone.

E quindi, già da questi indizi, mi viene il sospetto che tutta questa voglia di riformare un settore che per anni ha prosciugato le tasche dei risparmiatori non ci sia.

Aggiungiamo il dato numerico della ?trasfusione? di liquidità dai fondi e dalle gestioni a polizze e bond bancari strutturati e non, e i sospetti aumentano. Mi spiego: i numeri parlano chiaro, e se da un lato l'incidenza percentuale delle consistenze patrimoniali dei risparmiatori nel risparmio gestito è crollata dal 43% al 28%, dall'altro la stessa incidenza percentuale riferita alle obbligazioni bancarie è oggi 6 volte superiore a quella del 1995. E questi dati sono contenuti nella relazione annuale per il 2007 presentata il 31 maggio da Banca d'Italia.

Ora, dato che la stragrande maggioranza dei bond bancari non sono quotati sui mercati regolamentati, e di conseguenza il risparmiatore manco ne conosce l'esistenza, è di tutta evidenza che queste obbligazioni sono proposte e vendute agli sportelli bancari da zelanti impiegati pressati da obiettivi di budget. Considerando che molte di queste emissioni hanno commissioni implicite che possono arrivare sino al 7% è pacifico concludere che le banche hanno trovato un nuovo modo per incamerare laute commissioni (ben superiori a quelle di fondi e gestioni) e quindi hanno ben poco da lagnarsi sul rosso del sistema fondi, poiché sono loro le prime che hanno dato il via alla ?migrazione? dei capitali da uno strumento all'altro. Per cui questa riforma del risparmio gestito c'è da chiedersi chi veramente la voglia…

I due articoli citati, ovviamente non si spingono ad analizzare i dati che vi riportano, e tantomeno provano a valutare se questo ?fenomenale? boom dei bond bancari sia giustificato dai rendimenti che vengono offerti. Si aggiunga che sempre i numeri della relazione di Banca d'Italia ci dicono che ?la componente dei titoli pubblici ha subito una progressiva sostituzione con obbligazioni bancarie, che nel 2007 rappresentavano il 48% del complesso dei bond e dei titoli di Stato, rispetto all'8% del 1995?.

Ebbene, qual è stato il giochetto? E' stato quello di far liquidare le posizioni in fondi e (peggio ancora) quelle in titoli di Stato per piazzare milioni di euro di obbligazioni ?della casa?.

Non sto a tediarvi con conti e conticini che dimostrano quanti soldi ci hanno rimesso i risparmiatori, ma se si tiene in conto che i bond bancari offrono rendimenti ridicoli in funzione del rischio di cui sono portatori, offrono comunque un rendimento nella norma inferiore ad un titolo di Stato, è difficilissimo valutare in sede di emissione il prezzo corretto dei sottostanti delle strutturate e, dulcis in fundo, non essendo di norma quotate sono maggiormente rischiose perché illiquide, è di tutta evidenza che queste ?migrazioni? non sono state un bell'affare per le tasche dei risparmiatori.

Con tutta la buona volontà, di fronte a questi numeri e a queste dinamiche commerciali mi riesce davvero difficile credere che davvero si voglia riformare il risparmio gestito, per lo meno nell'immediato. O comunque nella misura indicata da Draghi, che almeno nelle intenzioni è quella di aumentare la tutela degli investitori.

 

m.gotta@fastwebnet.it

(articolo di Sandro Mancini)

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