Abu Dhabi, la nuova capitale delle energie rinnovabili


15 miliardi di dollari per costruire una città di 50.000 abitanti e 1.500 imprese su una superificie desertica di 7 km². Zero emissioni di CO2 e zero rifiuti. Questo è l'obiettivo dell'ambizioso progetto ?Masdar City?, la prima città interamente basata sui principi dello sviluppo sostenibile e che funzionerà solamente grazie a fonti di energia rinnovabile.

Nata nel 2008 per volontà del Principe ereditario di Abu Dhabi, Sheikh Zayed Al-Nahyan, Masdar (?fonte? in arabo) City, sarà progettata dall'architetto britannico Sir Norman Foster (già autore del progetto del Millenium Bridge di Londra) sotto la supervisione della Abu Dhabi Future Energy Company (Masdar), e incarna l'ambizione di fare di Abu Dhabi un leader mondiale nel campo delle nuove tecnologie sostenibili.

Il progetto dovrebbe essere realizzato in sei fasi entro il 2016 e comprende, oltre all'agglomerato urbano, che sorgerà nei pressi dell'aeroporto di Abu Dhabi, un centro di ricerca, il Masdar Institute of Science and Technology, creato in collaborazione con il prestigioso Massachusetts Institute for Technology di Boston, interamente dedicato alle nuove tecnologie ambientali. Sono in atto dei programmi ambiziosi di sviluppo della produzione di energia rinnovabile, che servirà ad alimentare i bisogni energetici dei futuri abitanti. Tra questi, il più importante è sicuramente il progetto Shams 1 (?sole? in arabo), il quale prevede l'installazione di pannelli solari con una potenza installata di 100 MW a Madinat Zayed, nella regione occidentale dell'emirato. Al progetto di Masdar è anche associato un premio, lo Zayed Future Energy Prize, dedicato a progetti innovativi nel campo delle tecnologie ambientali e delle energie rinnovabili.

Inoltre, Masdar estende i propri confini ben aldilà dell'emirato di Abu Dhabi, grazie alle compartecipazioni in una serie di progetti internazionali. La più importante è sicuramente la partecipazione, insieme ai Tedeschi di E.ON e ai Danesi di Dong Energy, al consorzio London Array Limited cui è stato assegnato il progetto London Array, che prevede la costruzione di un parco eolico offshore sull'estuario del Tamigi, a 12 km dalla costa del Kent e dell'Essex. Il progetto fa parte di un programma del governo britannico, messo in atto con l'obiettivo di produrre il 20 % dell'energia Britannica a partire da fonti rinnovabili entro il 2020. Tale programma prevede la costruzione di una serie di parchi eolici offshore nel Mare del Nord e nel Mare di Irlanda, che permetteranno di produrre più di 1000 MW di energia elettrica. La creazione di partenariati con aziende straniere leader nel campo delle tecnologie rinnovabili è inoltre considerata indispensabile dai dirigenti di Masdar. Accordi di questo tipo sono già stati raggiunti, in particolare con aziende tedesche all'avanguardia nel campo delle tecnologie legate alle energie rinnovabili.

Un'esperienza a tutto tondo quindi, che rispecchia un'effettiva volontà di cambiamento. Infatti, pur essendo il progetto faro di questa nuova vocazione dell'emirato, Masdar non è l'unica iniziativa messa in atto da Abu Dhabi nel campo dello sviluppo sostenibile. Da qualche anno a questa parte, hanno visto la luce nell'emirato una serie di progetti nel campo delle energie rinnovabili e dello sviluppo sostenibile in generale. Oltre ad essersi impegnato a produrre il 7 % della sua energia a partire da fonti rinnovabili entro il 2020, Abu Dhabi è la sede della nuovissima Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (International Renewable Energy Agency, IRENA) ed è uno dei cinque paesi ad aver ratificato la sua carta costitutiva, su 136 membri. Inoltre, Abu Dhabi è all'origine della creazione, nel 2008, del World Future Energy Summit, un forum annuale di esperti (aziende, centri di ricerca, ecc.) nel campo dello sviluppo sostenibile e delle energie rinnovabili, che si svolge sotto il patrocinio di Masdar.

Nell'ambito della ricerca, l'Abu Dhabi Water and Electricity Research Centre sta sviluppando una serie di progetti pilota nel campo dell'energia solare, mentre standard di sostenibilità per la costruzione di nuovi immobili sono stati approvati dall'Abu Dhabi Urban Planning Council, attraverso l'iniziativa ?Estidama? (?sostenibilità? in arabo). Questa iniziativa ha l'obiettivo preciso di elevare gli standard ambientali degli agglomerati urbani in costruzione nell'emirato. Sono inoltre in fase di pianificazione standard per gli edifici preesistenti.

Lo sviluppo sostenibile, una tendenza in espansione in Medio Oriente e in Nord Africa

Se l'emirato di Abu Dhabi ha assunto a pieno la vocazione di diventare un leader mondiale nel campo delle energie rinnovabili, non è certo un caso isolato in Medio Oriente e Nord Africa. Da un capo all'altro della regione, infatti, vengono alla luce l'uno dopo l'altro dei progetti legati alle energie rinnovabili.

Tra le monarchie del Golfo, l'Arabia Saudita e il Qatar seguono il trend lanciato dagli Emirati : nel regno saudita, l'Università delle Scienze e delle Tecnologie del Re Abdallah ha destinato ben 19 milioni di dollari nel 2008 per la creazione di un centro di ricerca avente la missione precisa di trovare un modo di rendere il costo di produzione dell'energia solare competitivo con il costo di produzione del carbone; il Qatar, oltre ad aver investito massicciamente in progetti ecologici britannici, è sempre più impegnato in progetti di sviluppo di energia eolica, solare e idroelettrica. In entrambi i paesi, sono in atto da qualche anno dei partenariati con centri di ricerca stranieri specializzati nelle tecnologie legate alle fonti di energia rinnovabili. Anche il sultanato di Oman ha lanciato di recente la prima gara di appalto per la costruzione del primo progetto di produzione di energia solare del paese.

Tra i paesi del Nord Africa, l'Egitto è sicuramente all'avanguardia nello sviluppo di progetti legati alla produzione di energia eolica. Il Cairo ha l'obiettivo ambizioso di produrre il 20% della propria energia a partire da fonti rinnovabili. Di questo 20%, il 14 dovrebbe provenire dall'energia eolica, il 6 dall'energia idroelettrica e il restante 2% dovrebbe essere prodotto da altre fonti rinnovabili, presumibilmente energia solare. Nel 2020 il governo egiziano prevede di riuscire a sviluppare ben 7.200 MW di energia eolica grazie a progetti finanziati dallo Stato e da capitali privati.

Altri paesi nordafricani come Tunisia e Marocco hanno invece puntato sull'energia solare. Entrambi i paesi hanno elaborato programmi nazionali di produzione di energia solare che, nel caso del Marocco saranno realizzati avvalendosi dell'assistenza del governo francese nell'ambito di un partenariato istituzionale, tecnico e finanziario. Il Piano Solare marocchino prevede in particolare di raggiungere una potenza installata di 2 GW su cinque siti entro il 2019.

A questi progetti su scala nazionale si sovrappongono poi progetti internazionali di più ampia scala, come il Piano Solare Mediterraneo (cui il Piano solare marocchino dovrebbe essere integrato) sviluppato nell'ambito dell'Unione per il Mediterraneo sorta nel luglio 2008, e il progetto Desertec, nato sotto gli auspici del Club di Roma. Quest'ultimo progetto si pone in concorrenza con il piano solare mediterraneo, di cui condivide gli obiettivi: l'installazione di pannelli solari lungo tutto l'arco meridionale del Mediterraneo, dal Marocco all'Arabia Saudita. L'energia prodotta in questo modo contribuirebbe al 15 % del fabbisogno elettrico dei paesi europei, verso i quali sarebbe esportata sfruttando le interconnessioni, esistenti o in fase di realizzazione, tra le due rive del Mediterraneo. Il progetto Desertec, in cui sono coinvolti i principali produttori di energia della Germania, ha di recente ricevuto il sostegno ufficiale del governo tedesco.

 

 

Teresa Resta, consulente in business intelligence presso Adéquations (Parigi), specializzata in tematiche legate all'energia

teresa.resta@adequations.com

 

 

 

(articolo di Sandro Mancini)

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