Abu Dhabi: energie rinnovabili parte seconda


L'interesse di Abu Dhabi per le energie rinnovabili e le tecnologie ad esse legate costituisce un fatto ancor più notevole ed inusuale perché questo interesse proviene da un paese come gli Emirati Arabi Uniti. Terzo produttore di petrolio nel Golfo Persico dopo l'Arabia Saudita e l'Iran, questo piccolo (86 600 km²) Stato federale, vanta un consumo pro capite di energia tra i più alti al mondo (10.285 Kg-petrolio per abitante, contro 7.928 negli Stati Uniti). Nel 2005 l'industria petrolifera e gasifera rappresentava un terzo del suo PIL. Il 70 % dell'energia elettrica prodotta negli EAU proviene da centrali alimentate dal gas, dal costo irrisorio, abbondantemente prodotto nel paese. Inoltre, più del 90 % delle risorse petrolifere e gasifere degli EAU sono concentrate nell'emirato di Abu Dhabi.

Cosa spinge uno dei più grandi produttori mondiali di energia fossile a lanciarsi con una tale foga in progetti grandiosi nel campo delle energie rinnovabili? Quali sono le ragioni alla base di un tale cambiamento ?

Probabilmente, alla base di questa scelta c'è innanzitutto la constatazione che, seppur importanti, le riserve di idrocarburi di cui gli Emirati dispongono, non sono infinite e soprattutto non sosterranno in eterno una domanda interna di energia che è aumentata fino ad ora ad un ritmo annuo del 9 % e che , seppur prevista in leggera diminuzione nei prossimi anni, è sostenuta da una crescita demografica stabile e da uno stile di vita altamente ?energy intensive?. Il settore residenziale è quello che consuma più di tutti gli altri settori: 24,7 TWh contro i 6,7 TWh del settore industriale. La ricchezza di cui la popolazione dispone incoraggia uno stile di vita ad alto consumo energetico, come dimostrano i dati relativi al consumo annuo di energia pro capite. Le temperature estive molto elevate, che possono raggiungere i 50°, hanno favorito l'utilizzo massiccio degli impianti di climatizzazione e sono spesso all'origine di blackouts ricorrenti. L'economia di rendita derivante dalle abbondanti risorse petrolifere, su cui poggia il sistema economico del paese, ha delle notevoli ripercussioni sullo stile di vita degli abitanti : grazie ai sussidi statali, le tariffe elettriche per i consumatori finali sono ben al di sotto del costo della produzione e della distribuzione. Queste tariffe artificialmente basse non incoraggiano la popolazione al risparmio energetico.

Per poter stare al passo con l'evoluzione dei consumi energetici, sono divenuti ormai indispensabili degli investimenti massicci nel settore della produzione. Tuttavia, la diminuzione del prezzo del petrolio e le ripercussioni della crisi economica americana sull'economia nazionale, sembrano porre un ostacolo serio sia agli investimenti nel settore della produzione di energia, che al mantenimento di un modello di Stato assistenzialista. I fondi sovrani degli Emirati hanno subito delle perdite importanti in seguito alla crisi che ha colpito nel 2008 i mercati finanziari americani, su cui avevano massicciamente investito. I contraccolpi della crisi americana si sono poi fatti sentire a distanza di più di un anno, essendo una causa indiretta della crisi finanziaria che ha colpito l'emirato di Dubai a fine 2009. La scelta di orientarsi verso lo sviluppo di energie rinnovabili su larga scala sembrerebbe allora dettata da una necessità più che dalla presa di coscienza dei rischi per l'ambiente derivanti dalla produzione e dal consumo su larga scala di energie fossili.

Non bisogna poi sottovalutare il risvolto economico importante di uno sviluppo su larga scala del settore delle energie rinnovabili. Progetti come quello di Masdar City permettono non solo di attirare capitali e investimenti esteri, ma anche di creare nuovi posti di lavoro destinati a compensare quelli che, eventualmente, si potrebbero perdere in altri settori in potenziale declino sul lungo termine, oltre che a contribuire in maniera sostanziale al programma di ?Emiratizzazione? del settore privato. L'Emiratizzazione è una politica messa in atto, a partire dal,1999, dal governo degli Emirati Arabi Uniti per aumentare il tasso di occupazione di cittadini emirati nel settore privato, che tende ad assumere principalmente lavoratori stranieri. Tale tipo di poilitica dell'impiego esiste in buona parte dei paesi del Golfo, che si trovano ad affrontare lo stesso problema, come l'Arabia Saudita, il Qatar e il sultanato di Oman. Questi paesi hanno invece un elevatissimo tasso di occupazione di cittadini nel settore pubblico, come risultato di una politica assistenzialistica volta a garantire un posto fisso alla maggior parte dei cittadini. L'attribuzione di posti statali ai cittadini non è basata nella maggior parte dei casi, su criteri meritocratici, ma è percepita come un diritto dai cittadini stessi, i quali preferiscono la sicurezza e i benefici economici di un impiego pubblico alla relativa insicurezza di un impiego nel settore privato. Questo tipo di politiche è spesso accompagnato da programmi di formazione.

Prospettive a medio termine

Se le iniziative messe in atto dall'emirato di Abu Dhabi nel campo delle energie rinnovabili sono lodevoli sotto vari punti di vista, dei dubbi permangono, in particolar modo riguardo all'approccio adottato.

Se tali iniziative sono motivate principalmente dalla necessità di far fronte a un consumo elevato di energia e all'esauribilità delle fonti di produzione di origine fossile, appare evidente come il problema sia affrontato principalmente da un punto di vista: l'aumento delle capacità di produzione di energia. Sembra quasi che si faccia finta di non vedere l'altra faccia della medaglia, forse la più importante : la necessità di ridurre il consumo di energia da parte della popolazione. Questo obiettivo può essere raggiunto essenzialmente in due modi: con la sensibilizzazione e con l'?educazione? della popolazione al risparmio energetico o con l'aumento delle tariffe per i consumatori finali. Fino ad ora gli sforzi del governo di Abu Dhabi si sono concentrati esclusivamente sul finanziamento di campagne di sensibilizzazione che incitano la popolazione ad utilizzare con più moderazione l'energia elettrica e l'acqua. Tuttavia, l'efficacia di queste campagne non può essere che limitata, se non è accompagnata da una forma di incitazione più concreta e ?coercitiva? in senso lato: un aumento delle tariffe renderebbe la popolazione più consapevole del costo effettivo della produzione elettrica e inoltre delle bollette più salate avrebbero un effetto ?punitivo? che scoraggrebbe i consumi molto più efficacemente di qualsiasi campagna di sensibilizzazione. Questo è ovviamente un argomento molto delicato per il governo di Abu Dhabi, data l'abitudine della popolazione all'assistenzialismo statale. Un aumento dei prezzi non sarebbe ben accettato dai cittadini, il cui consenso politico è in buona parte dovuto al benessere economico di cui godono.

 

FINE

 

Teresa Resta, consulente in business intelligence presso Adéquations (Parigi), specializzata in tematiche legate all'energia

teresa.resta@adequations.com

(articolo di Sandro Mancini)

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