Piano Bar di Virginio Frigieri
4 Nov. 2012 – Il quadro tecnico…
Le due trendline di lungo periodo sul Dow Jones dal 1937 e sul Nasdaq dal 1974 hanno operato e continuano ad operare come due formidabili resistenze; in generale tutti e tre gli indici americani (considerando anche l'S&P500) hanno chiuso ottobre decisamente al di sotto dei massimi di settembre.
Un'altra onda di ribasso si dovrebbe sviluppare già dalla prossima settimana e dovrebbe attirare i prezzi ben sotto le medie lunghe a 200 gg; questo ci darà ulteriore conferma che il bear market ha ripreso il controllo della situazione. (Ndr: per la cronaca ora anche la Merkel va dicendo che serviranno ancora 5 anni per uscire dalla crisi: noi abbiamo parlato di estate 2016 molto prima di lei).
Tredici lunghi anni di distribuzione (dai Massimi di Marzo 2000) sono alle ultime battute: siamo agli sgoccioli e un'era epica di instabilità finanziaria si apre davanti a noi e ci sta aspettando!.
Ma oltre ai grafici di questo o quell'altro indice, come facciamo ogni tanto è interessante osservare alcuni aspetti che hanno a che vedere più con la psicologia degli investitori che coi grafici di borsa!
Nel corso degli ultimi 13 anni abbiamo avuto tre gruppi distinti di picchi di ottimismo; quello del periodo 1998-2000, quello del periodo 2006-2008 e l'ultimo nel periodo 2010-2012.
Non so se i lettori si sono accorti che da quando Ben Bernake ha dato il via al così detto QE3, molte materie prime e diversi indici hanno siglato i loro massimi proprio quel giorno e poi hanno iniziato a scendere. Giusto per citarne alcuni ricordo S&P500, EuroStoxx50, il FTSE100, l'indice CRB delle Commodity, il petrolio greggio, l'HFRX Hedge Fund Index, l'S&P 600 Small Cap Index, l'MSCI World Index e il mercato MSCI Emerging Index. Ora , ogni volta che si stampa moneta direttamente , o con interventi equivalenti finendo in entrambi i casi per indebolire la stessa, i prezzi soprattutto delle materie prime espresse in quella divisa, non dovrebbero comportarsi esattamente al contrario e salire?
La questione è critica per i tori dei mercati azionari e delle commodity, convinti come sono che la FED possa andare loro in soccorso. Il fatto è che la FED agisce contro il suo ruolo istituzionale e non fa nulla né per rimuovere il buco né per smorzare la speculazione. Anzi il suo intento consiste nel tentativo forzare i tori a continuare a giocare nella speranza di stimolare la crescita economica facendo salire il prezzo delle azioni. La dipartita della Fed dal suo ruolo storico istituzionale è un segnale di fronte agli Stati Uniti di quanto debole sia il miglioramento della situazione economica e di quanto il mercato azionario sia maturo per un nuovo mercato orso; a questo bisogna aggiungere che il più grande segnale ribassista ce lo fornisce la stessa FED nel momento in cui annuncia di prepararsi ad un acquisto di una quantità senza precedenti di mutui ipotecari per un periodo di tempo illimitato e la speculazione non solo non cresce ma cala.
La scorsa primavera, i più importanti quotidiani statunitensi titolavano su 4 azioni (Apple, Priceline, Google e Intutitive Surgical, che stavano facendo la corsa per raggiungere i 1.000$ . Dopo sei mesi, possiamo vedere che nessuno di questi titoli ha raggiunto i 1.000$ per azione, e tre su quattro sono sotto ai prezzi di Aprile, e un paio hanno rotto le medie lunghe.
In estrema sintesi, nel 2000 si batterono tutti i record in termini di Volumi di Dollari scambiati e quello fu il vero massimo dell'onda III di gransuperciclo. Un nuovo picco importante si è avuto nel 2006 ma solo nel numero di pezzi scambiati e non sostenuto dagli stessi soldi del 2000 ; nel 2011 il volume di pezzi scambiati ha superato i minimi del 2008 e i volumi in dollari stavano per fare altrettanto quando sono stati richiamati in basso; quest'anno il Dow può ancora avvicinarsi agli estremi superiori del vecchio mercato toro, ma ormai l'emozione e la spinta sono scemate. L'Investment Company Institute, fa notare come nella settimana del 3 ottobre gli investitori hanno ritirato dai fondi di investimento 10,6 miliardi di dollari, che rappresenta il maggior deflusso settimanale da inizio anno. Anche diverse società di trading stanno riducendo i loro volumi di negoziazione conseguentemente ad un minor numero di privati risparmiatori disposti a scommettere. Molti broker e mercati riducono i margini iniziali di negoziazione per cercare di mantenere come ultima spinta quella di una maggior leva; ma la grande piramide di carta finanziaria costruita in questi dodici anni, si basa prevalentemente sulla fiducia ed ora la fiducia è sicuramente in calo. Quando evapora sarà il crollo.
Rendimenti T-Bond:
Stiamo sempre aspettando di vedere da che parte del triangolo si esce; un'uscita sopre 3,13 aprirebbe la strada ad una bella gamba rialzista con un primo target a 3,50%. Al contrario la mancata tenuta di 2,77% imporrà un ritorno verso i minimi precedenti e con molte probabilità un rivalutazione dell'intera struttura d'onda.
Euro/USD:
La rottura della trendline ascendente da luglio e seppur di poco della base del triangolo ci permette di eliminare l'ipotesi della scorsa settimana di un'onda 2 che potesse ulteriormente estendere.
Una rottura netta e definitiva del minimo di inizio Ottobre a 1,2803 segnerà la ripresa del trend ribassista con un primo target iniziale ai minimi luglio (1,2042).
Oro e Argento:
Nonostante le voci su Basilea III l'oro chiude la settimana con un pesante sell-off. Che oltre a rompere il minimo precedente, porta anche i prezzi a ridosso delle medie lunghe (89 e 200gg).
Il cedimento della media a 200, aprirà la strada verso quota 1.600 prima e la base del rettangolo (1.523 – 1.524) poi.
Situazione analoga per l'Argento, che si appoggia sulle medie lunghe. Anche in questo caso, una rottura delle medie proietta i prezzi in area 29-30 in primis e verso la base del triangolo a 26,17 poi.
alla prossima.