Cedole & dividendi: nuovo Btp Italia, meglio in sottoscrizione o sul secondario?


Come sempre, quanti elogi per il Btp Italia! Paginate intere sui “mass media” per celebrarne i pregi, ma nessuno che si ponga la domanda più importante, ovvero se è meglio acquistare ora in sottoscrizione la nuova emissione (a commissioni zero e avvantaggiandosi del modesto “premio fedeltà”), con termine ultimo domani mercoledì 19 ottobre, o attenderne la quotazione sul secondario?

Date per scontate le sue caratteristiche – ormai assimilate – è il caso di ricordare solo che l’emissione all’esordio ha scadenza 8 anni (24/10/2024) e garantisce una protezione contro l'aumento del livello dei prezzi in Italia. Infatti, sia il capitale - con il recupero immediato dell'inflazione grazie alla rivalutazione dello stesso corrisposta ogni sei mesi - sia le cedole, con un tasso reale annuo base dello 0,35%, sono rivalutati sull'andamento dell'indice Istat dei prezzi al consumo. Gli investitori, che vogliano conservare i titoli dalla sottoscrizione fino alla scadenza, avranno inoltre diritto al "premio fedeltà", pari al 4 per mille lordo sul capitale nominale investito non rivalutato. Infine l’Isin: IT0005217762.

Torniamo allora alla domanda di fondo. La risposta deve tenere conto di quanto è avvenuto negli ultimi tempi. Il Btp Italia – così come tutti gli altri Btp – è stato sostenuto dalla politica espansiva della Bce. In realtà confrontarlo con un cugino a cedola fissa ha nella fase attuale poco senso, poiché il mercato è drogato e il valore reale intrinseco dei titoli di Stato (non solo italiani) inevitabilmente minore rispetto alle quotazioni di mercato.

La rincorsa dei prezzi è iniziata – per le diverse versioni del Btp Italia – in corrispondenza dell’annuncio del Q.E. di Draghi; da allora hanno sostanzialmente tenuto livelli gonfiati di un 3-5%. In assenza dell’intervento di Francoforte le valutazioni sarebbero rimaste molto più vicine alla pari, con rotture al di sotto in presenza di cadute dei mercati. Una prima considerazione deve considerare quindi il rischio che l’emissione ottobre 2024 verrà scarsamente aiutata dall’azione della Bce, ormai al culmine, com'è avvenuto per il Btp Italia aprile 2024, penalizzato da una cedola base dello 0,40%. C’è pertanto da attendersi che anche il nuovo segua le performance limitate di quest’ultimo, con un massimo nell’anno a 101,78 e un minimo a 98,5.

E’ pur vero che le aspettative di inflazione stanno leggermente cambiando, con previsioni di leggero rialzo, e che lo “spread” fra la cedola e il cosiddetto “break even” è contenuto. Di che si tratta? Della differenza fra l’inflazione riconosciuta dal Btp Italia e il rendimento di un equivalente Btp a tasso fisso su identica scadenza. Oggi si attesta su una forchetta fra lo 0,60% e lo 0,70%, considerando che il rendimento al netto del prelievo fiscale al 12,5% di un 2024 (per esempio il 3,75% con scadenza 1/9/2024 – Isin IT0005001547) si colloca sullo 0,90%, contro lo 0,306% del nuovo Btp Italia.

L’ipotesi di un sorpasso da parte di quest’ultimo non è irrealistica nel medio termine, ma il problema è di capire quando la Bce terminerà il suo Q.E. e quali effetti ciò determinerà sulle quotazioni dei titoli di Stato. Ecco allora che la domanda torna di attualità: sottoscrivere oggi a 100 o comprare fra due anni magari a 95? Il mercato in questo momento sta dicendo che si assiste a uno “switch” prevalente all’interno della generazione Btp Italia, con vendite delle edizioni precedenti e passaggio alla nuova. Lo testimonia il boom di transazioni degli ultimi giorni dei B.I. caratterizzati da maggiori plusvalenze in conto capitale. E lo certifica il risultato piuttosto deludente della prima giornata di sottoscrizioni, fermo a 1,2 miliardi di euro contro i 2,3 miliardi della nona edizione, quella dell’aprile scorso.

E’ quindi evidente che c’è incertezza, dovuta al fatto se l’inflazione ripartirà o no e se la Bce terminerà la sua politica espansiva. Solo allora si potrà capire se il nuovo Btp Italia è a sconto, ma con il senno del poi tutto è facile! Al momento attuale tale ipotesi non sembra comunque prevalere, il che porta a condividere solo la scelta di chi “switcia” dalle vecchie serie sulla nuova.

Facciamo ora alcune supposizioni:

● se permanesse la deflazione, il Btp Italia decima serie, così come le precedenti, sarebbe favorito dal fatto di riconoscere comunque una cedola base e dal possibile proseguimento del Q.E.;

● se l’inflazione ripartisse ma restasse sotto l’1%, la valutazione sarebbe un “ni” per il Btp Italia;

● se l’inflazione tornasse a crescere realmente, inevitabile il giudizio positivo;

● attenzione però a un rischio poco valutato: in presenza di un’inflazione altalenante e di un rialzo dei tassi le quotazioni scenderebbero ben sotto la pari.

Visto che non si investe con i se, la valutazione conclusiva è chiara. Un po’ di Btp Italia in portafoglio fa bene, soprattutto con la strategia degli “switch” (sempre che le cedole base vadano anche in futuro al ribasso, altrimenti…sarebbero guai), ma quanto disponibile in termini di liquidità va ripartito in un 50% per la sottoscrizione e in un 50% per entrare in presenza di (forti) ribassi delle quotazioni.

Non accontentarti solo degli articoli Free!

Registrati gratuitamente e avrai accesso senza limitazioni ai servizi premium per 7 giorni!